Romagnolo record e Obrist pimpante, il mezzofondo azzurro va. Gli altri un po' meno...
Al termine della prima giornata di atletica olimpica a sorridere più di tutti sono i mezzofondisti. Sì, proprio loro, guidati dalla più minuta del gruppo azzurro, la biellese Elena Romagnolo che con una prova tutta grinta e maturità ha saputo staccare il passaggio alla finale dei 3000 siepi ritoccando anzi, distruggendo, il suo primato nazionale. Da 9'31 e spiccioli la ventiseienne dell'Esercito è scesa a 9'27"48 che le è valso il quarto posto nella terza batteria e soprattutto il ripescaggio in vista del turno definitivo. Davanti le altre viaggiano una decina di secondi più forte, ma poco importa. Il risultato dell'esile allieva di Tiziano Bozzo è da sottolineare a tratto doppio, sia per l'importante riferimento cronometrico, sia per l'ennesima dimostrazione di un carattere di ferro da parte di una ragazza che, al di fuori della pista, si evidenzia soprattutto per i modi gentili, educati, umili. Sarà un piacere rivederla all'opera nei prossimi giorni, così come la più frizzante Elisa Cusma, probabilmente il biglietto da visita più importante a livello internazionale del settore azzurro. L'emiliana, compagna di colori della Romagnolo, ha interpretato con giudizio il suo ruolo di outsider nella quarta ed ultima batteria del doppio giro di pista, controllando la volatona finale che ha garantito il passaggio a tutte e cinque le protagoniste della sfida, ultima delle quali la stessa ventisettenne modenese, accreditata di un incoraggiante 2'00"24 giunto di prima mattina. Un buon viatico in vista della semifinale, sicuramente più probante.
Tra le due davvero convincente anche il 3'35"91 di Christian Obrist nei 1500 metri: un tempo che è valso il quarto posto in una intricata batteria al carabiniere brissinese allenato da Ruggero Grassi, capace di segnare il miglior tempo stagionale proprio in terra cinese, con l'intento di migliorarlo ulteriormente nella prossima semifinale. Sorride Obrist, sorride anche Goran Nava, nonostante l'eliminazione: ma l'esserci è già un successo per il lombardo approdato a Pechino abbracciando i colori della Serbia offerti dalla madre.
Tre mezzofondisti e mezzo in gara e tre passaggi del turno, più di così non si poteva chiedere e a sorridere sono anche i responsabili di settore Pierino Endrizzi e Silvano Danzi che iniziano a vedere concretizzato il lavoro di questi anni.
Meno brillante il resto della pattuglia azzurra, a cominciare dai lanciatori e principalmente da Marco Lingua, incappato in tre nulli davvero dolorosi per lui che in stagione aveva dimostrato di aver digerito abbondantemente i 78 metri richiesti per la qualificazione alla finale del martello. E le perplessità per un nullo (non si è ben capito per cosa) molto lungo di capitan Vizzoni leniscono di poco la delusione per la doppia eliminazione, mentre risulta più comprensibile quella di Magdelin Martinez, giunta a Pechino con alle spalle una stagione a dir poco travagliata, per problemi fisici e personali, suoi e di chi gli sta vicino: il 14,00 non si è rivelato sufficiente per approdare nella finale di un concorso che si preannuncia stellare.
Dopo quella di Cerutti, si è fermata anche la corsa di Simone Collio, incapace di cambiare marcia nella sessione serale per ripetere il 10"32 mattutino, troppo poco per accedere al turno successivo che richiedeva almeno un 10"15 decisamente vicino ai limiti del finanziere lombardo trapiantato a Rieti. Si è chiusa così l'avventura individuale dei velocisti azzurri, mentre le prime scaramucce tra i big dello sprint hanno parlato in favore di Bolt, autore di un facile 9"92 che inizia a preoccupare Powell e Gay, anche se Asafa si è ben difeso fermando il cronometro un decimo di secondo dopo il connazionale.
Nel frattempo sono state assegnati i primi titoli olimpici: uno, annunciato, è finito al collo dell'etiope Tirunesh Dibaba al termine di 10 mila metri conditi dal nuovo primato olimpico (e mondiale, verrebbe da dire, se non ci fosse l'impossibile crono della cinese Wang) di 29'54"66 e caratterizzati dal duello con l'ex connazionale, ora turca, Elvan Abeylegesse, autrice di un 29'56"44 che vale il nuovo record europeo. Terza a sorpresa la statunitense Shalan Flanagan (30'22"22, record americano) con la junior keniana Linet Masai a chiudere ai piedi del podio con il nuovo primato mondiale under 20 (e record nazionale) di 30'26"50. Una gara stellare, grazie anche al lavoro (quasi da lepre) della keniana d'Olanda Lornah Kiplagat, poi ottava.
L'altro oro è andato a togliere lo zero nella casella della Polonia, grazie al 21,51 di Tomasz Majewski, barbuto ventisettenne studente di scienze politiche a Varsavia che, lemme lemme, ha soffiato a suon di primati personali la vetrina all'atteso tridente a stelle e strisce, salvato soltanto dall'argento di Christian Cantwell che proprio all'ultimo lancio (21,09) ha raggiunto una medaglia ormai insperata. Terzo posto per il bielorusso Andrei Mikhnevich, 21,04.
Domani, anzi, tra poche ore tocca a Ivano Brugnetti, chiamato alle 3 di questa notte alla difesa dell'oro olimpico di Atene nella 20 chilometri di marcia. Con lui anche Jean Jeaques Nikoulokidi e Giorgio Rubino, mentre poche ore dopo toccherà alla coppia di pesiste Chiara Rosa e Assunta Legnante inseguire la qualificazione a 18,45. Quindi in scena le siepi di Matteo Villani, il disco di Hannes Kirchler (improbo 64,50 per il carabiniere altoatesino), la velocità di Anita Pistone e l'eleganza di Libania Grenot. Nella sessione pomeridiana quindi la semifinale di Elisa Cusma, la qualificazione di Andrew Howe, la finale del peso e l'eventuale secondo turno della Pistone.
Per chiudere con i fuochi d'artificio della finale dei 100 metri.
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