L'intervista - Gianni Benedetti, propheta in patria
di Elena Franchi
Si dice sempre Nemo propheta in patria, ma non è difficile smentire questo detto antico riferendosi ai “coach” dell’atletica trentina: chiedete a un qualsiasi appassionato chi c’è dietro alle prestazioni dei vari Berlanda, Pegoretti, Tomasini ecc...vi saprà certamente fare nomi come Endrizzi, Zamboni, Benedetti-per citarne solo alcuni.
Eh già, perché se il Trentino nell’ultimo ventennio (almeno) è stato fucina di campioni, lo dobbiamo certamente a realtà concrete e di lunga data, diffuse sul territorio, come quelle cui hanno dato vita Pierino Endrizzi a Cles, Andrea Zamboni a Rovereto, e via dicendo. Vere e proprie “botteghe artigianali” il cui mastro, da decenni allenatore e appassionato, insegna il mestiere ai suoi allievi.
Una di queste botteghe è certamente quella che Gianni Benedetti da quasi un ventennio porta avanti a Trento. Dalla sua esperienza hanno imparato l’arte nomi noti, come Massimo Pegoretti, Yuri Floriani, Massimo Leonardi. Lo vediamo, silenzioso e composto, a bordo campo delle gare di mezzofondo, a incitare i suoi atleti (con misura ma con decisione) o a dispensare i suoi consigli; il suo sguardo tenebroso è certo spia di un carattere pacato, riflessivo, eppure- o proprio per questo - capace di entrare in una magica sintonia con i mezzofondisti che segue...
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